mercoledì 10 febbraio 2010

La sorpresa di POVIA e la questione etica in generale.

Qualche tempo fa, accecato dall’ira per le notizie che si rincorrevano sul web (chissà quanto create ad arte proprio per suscitare questo tipo di reazioni) mi sono scagliato contro Povia, colpevole ai miei occhi di voler suscitare scalpore a ogni costo – cavalcando argomenti delicati, in grado di smuovere le coscienze – intorno alle sue canzoni, al solo scopo di trarne pubblicità e conseguente profitto economico. L’eco della canzone “Luca era gay”, orribile secondo me, non si era ancora acquietato, per cui l’annuncio di una canzone sul caso Englaro aveva fatto subito scattare un campanello d’allarme a quanto pare, almeno per certi versi, ingiustificato.

A un anno dalla scomparsa della sfortunata Eluana, già i nostri Rappresentanti in Parlamento – premier in testa - non si fanno scrupoli a ri-strumentalizzare la vicenda e il nome della ragazza, per rilanciare tesi, confondere, convincere gli Italiani non si sa bene in nome di quale principio esattamente. Rinunciando a spiegare veramente cosa possa significare invece garantire la libertà di ognuno di disporre, in certi casi, della propria vita o non vita che sia. Senza spiegare che talvolta l’accanimento terapeutico o altri interventi sul corpo inerme di una persona (che abbia consapevolmente e nel pieno delle proprie facoltà dichiarato che in casi estremi rifiuterebbe senza remore tali interventi) non è altro che “violenza” vera e propria, inutile girarci intorno!

Detto questo. La canzone di Povia, di cui ora possiamo leggere il testo, si può dire assuma piuttosto una posizione pro-Peppino Englaro (il papà di Eluana), che infatti ha dichiarato di non avere nulla in contrario in merito. Se queste notizie mi confortano e da un certo punto di vista mi scuso per i toni aspri e accesi utilizzati contro Povia nei miei precedenti interventi, ciò non toglie che trovo comunque inopportuno il suo tentativo. Mi spiego meglio, collegare direttamente una “canzonetta” sanremese (platea basso-popolare se ce n’è una) non solo a un tema così sensibile, che non si può certo liquidare con qualche strofa, ma proprio a una vicenda specifica che ha afflitto una certa famiglia particolare, i conoscenti della famiglia e in ultimo l’Italia (quasi) tutta, lo trovo ancora e comunque moralmente sgradevole (quale che sia la posizione assunta).

Il commento della Chiesa Cattolica alla notizia non si è fatta attendere: «Credo che sarebbe stato più saggio e prudente, da parte di Povia, non presentare al Festival un testo che rischia seriamente di essere interpretato come un inno all’eutanasia», dice con ovvietà esasperante il cardinale Josè Saraiva Martins, membro del Pontificio consiglio della Pastorale per la Salute.

Quando qualcuno parla da un punto di vista che esclude qualsiasi possibilità di discussione, quando l’interlocutore è convinto di essere depositario di una verità assoluta, unico emittente giustificato, perché divinamente illuminato, a proporre principi etici di comportamento ai quali tutti – pena la dannazione eterna – dovremmo attenerci, poiché tali principi discenderebbero direttamente – per passaggio diretto – dalla volontà superiore dell’unico dio, ovvio che non possa essere ammesso chi la pensa diversamente. L’infedele va zittito (in altri tempi bruciato!).

Ma è proprio questo il punto. La Chiesa, storicamente, ha dato ampia prova di fallibilità. La Terra non è piatta e non è il sole che gira intorno al nostro pianeta. La Santa Inquisizione ha torturato e ucciso in nome di poco più che superstizioni, se non per meri interessi, per liquidare questo o quell’avversario. Insomma la Chiesa – fatta di uomini del proprio tempo – è sempre stata piuttosto indietro con i tempi piuttosto che avanti, e continua a esserlo.
La Bibbia non poteva affrontare certi temi ovviamente, perché anch’essa scritta in tempi in cui per esempio accanimento terapeutico o alimentazione assistita non potevano significare nulla. In tempi in cui si moriva e basta e per molto poco. Tutto il resto quindi è semplice e fallibilissima interpretazione. La Chiesa interpreta e finora ha dimostrato talvolta di interpretare male, malissimo. Ancora attendiamo di chiarire alcuni misteri legati alla Banca Vaticana. Quindi la pretesa di essere depositari assoluti di norme etiche, desta facilmente in un osservatore attento e minimamente acculturato la sensazione che si tratti di una presunzione spesso ingiustificata.

Ma la cosa che comunque non funziona, pur ammettendo che in ogni caso coloro che si ritengano Cattolici, debbano attenersi alle norme di una Guida da essi condivisa e rispettata, cosa c’entrano tutti gli altri? Perché questa questione in uno stato laico deve ricadere anche su tutti quei Cittadini che non si ritengono cattolici o addirittura si professano atei? Perché lo Stato, ovvero coloro che hanno il dovere di governare a favore di tutti i cittadini, non solo di quelli appartenenti alla parte politica che li ha votati, dovrebbero supinamente accettare di condividere il pensiero unico cattolico, anziché venire incontro alle esigenze fosse anche di uno solo di questi cittadini?
L’esistenza di una legge non impedisce ai Cattaloci di attenersi ai propri principi. Non impedisce alla Chiesa di professarli e di parlare al proprio Popolo affinché appunto si attengano a determinati precetti. Ma permette a coloro che questi precetti non condividono, che non si sentono parte del popolo cattolico, di avere garantito un proprio diritto!
Questo è in ultima istanza il significato di laicità.
L’Italia si comporta troppo spesso da Stato Confessionale, senza esserlo! Il fatto che il Vaticano, per storica contingenza, si trovi nel bel mezzo del territorio italiano non deve confondere né la Chiesa, né i nostri parlamentari. Le leggi devono essere tese a garantire quanto più possibile il benessere e la sicurezza della società. Quale danno può venire alla società se si garantisse a un individuo, in certe circostanze ben definite, di scegliere liberamente come vivere, o meglio “non vivere”? Quale danno potrebbe venire alla società se si equiparassero i diritti delle coppie di fatto, indipendentemente dal sesso, a quelle delle coppie eterosessuali sposate, solo per fare un altro esempio? D’altra parte lo stile di vita dei vertici vaticani, rispecchia davvero alcuni criteri biblici? Nella Bibbia non si dice nulla circa residenze faraoniche, elicotteri privati, troni, scettri d’oro, anelli da baciare, come non si dice nulla si alimentazione assistita. Ma si dice qualcosa del tipo “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (Matteo 22, 21) e qualcosa tipo “''È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio'' (Marco 10, 17-30). Evidentemente quisquilie e pinzillacchere, direbbe Totò.


Infine Eutanasia è una parola che deriva dal greco e significa letteralmente “buona morte”. A me, personalmente, questa espressione non terrorizza e non offende, anzi addirittura rasserena un po’, suona un po’ come un augurio per tutti noi. Cioè che una “buona morte” possa essere l’epilogo ineluttabile di una “buona vita”.

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